Clamorosa dichiarazione di Ali Agca alla tv turca: “il Vaticano mi ordinò di sparare a Giovanni Paolo II”

Opus Dei, IOR e mafia di Faenza; forse, stavolta, Agca dice il vero: ”L’attentato al Papa polacco è stato ordito all’interno del Vaticano dal cardinal Casaroli” (allora segretario e primo ministro della Città del Vaticano).

FILE - In this Dec. 27, 1983 file photo provided by Vatican newspaper L'Osservatore Romano, Pope John Paul II, left, meets Mehmet Ali Agca, in Agca's prison cell in Rome. The Vatican says the Turk who shot and wounded John Paul II in 1981 has laid flowers on the saint's tomb in St. Peter's Basilica. A Vatican spokesman, the Rev. Ciro Benedettini, said the surprise visit Saturday by Mehmet Ali Agca lasted a few minutes. As with other flowers left by visitors to the tomb, the white blossoms were later removed by basilica workers. John Paul visited the incarcerated Agca in 1983 and later intervened with Italian authorities to gain Agca's release in 2000 from the Italian prison where he was serving a life sentence for the assassination attempt in St. Peter's Square. (AP Photo/L'Osservatore Romano, File)

Di tutte le affermazioni rilasciate nel corso di questi trent’anni dal turco, questa è sicuramente quella che più si incastra nel periodo storico e morale di quei giorni in Piazza San Pietro, vediamo il perché.

Partiamo dalla figura di Agostino Casaroli, sacerdote di umili origini, fu nominato vescovo da Paolo VI e ordinato cardinale da Giovanni Paolo II. Ricoprì la carica di segretario di stato dal 1979 al 1990, dunque in un periodo storico molto particolare. Di lui si occupa (settembre 1978) la rivista «OP Osservatore Politico» del giornalista Mino Pecorelli, affiliato alla loggia massonica P2, quando appare una lista di centododici presunti “massoni vaticani”.

Abbiamo a che fare con cardinali, vescovi, prelati, sacerdoti, professori di accademie pontificie e impiegati della Santa Sede, segnalati con la loro sigla di affiliati e l’anno di iscrizione, a cominciare dal presidente dello IOR Paul Marcinkus (iscritto dal 21 agosto 1967, Matricola 43/649). Al suo fianco si distinguono i cardinali Jean-Marie Villot, segretario di Stato della Santa Sede (iscritto dal 1966, Matricola 04 1/3) e Agostino Casaroli, ministro degli Esteri della Santa Sede (iscritto dal 1957, Matricola 41/076).

In Vaticano si fronteggiano due fazioni contrapposte: una, massonico-moderata, denominata “Mafia di Faenza”, che fa capo ad Agostino Casaroli, Achille Silvestrini e Pio Laghi; l’altra, integralista, che fa capo a Paul Marcinkus e monsignor Luigi Cheli, membri dell’Opus Dei”.

Nonostante la presenza di una lista massonica Vaticana (contraria ai fondamenti religiosi) venga giudicata verosimile anche da ambienti vicini a Wojtyla, i quali ne sconsigliano l’ordinamento a cardinale, il pontefice si impunta e lo fa comunque cardinale.

Ricordiamo che l’ordinamento a Vescovo è stato voluta da Paolo VI, sul quale pesa un pesante sospetto di essere a sua volta massone, basti pensare che il venerabile Licio era ammesso agli appartamenti papali.

In quel particolare momento scoppia lo scandalo dello IOR e del Banco Ambrosiano vediamo cosa stava succedendo: Proprio nel periodo della convalescenza di papa Wojtyla, le due opposte fazioni curiali si misero d’accordo per commissariare la Compagnia di Gesù, verso la quale nutrivano entrambe una forte ostilità. Pochi giorni prima che Wojtyla tornasse in Vaticano, il 29 Settembre, la Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il presidente della banca vaticana, monsignor Marcinkus, era stato nominato dal Papa convalescente, anche pro­-presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano; il capo dello IOR e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era stato promosso al rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.

La notizia della nuova carica cumulata da Marcinkus (il quale in pratica era divenuto il capo assoluto di tutte le finanze vaticane) suscitò sconcerto nella stessa Curia, soprattutto nel Segretario di Stato il cardinale Casaroli, da tempo ai ferri corti con Marcinkus.

A causa di Solidarnosc Wojtyla non poteva fare a meno di Marcinkus: in particolare si dovevano assicurare ingenti finanziamenti alla leadership moderata di Walesa. La fazione opusiana appoggiava fortemente il sostegno papale a Solidarnosc: per questo accettava che le finanze vaticane restassero nelle mani di monsignor Marcinkus, e che l’arcivescovo americano si facesse carico dei rischiosi finanziamenti segreti a Walesa. Da notare che l’entourage più stretto di Wojtyla era convinto che l’attentato fosse collegato alla sua decisione di elevare l’Opus Dei a Prelatura personale. Tanto che egli accettò una “speciale protezione” opusiana, nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice (e conosciamo la faccenda dell’omicidio-suicidio che l’ha visto coinvolto). Quando in Polonia il governo comunista di Jaruzelski impose lo stato d’assedio per scongiurare l’invasione sovietica e la guerra civile, in Vaticano il cardinale Casaroli, insieme a molti curiali, riteneva il Sommo Pontefice corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più sanguinose.

Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i finanziamenti vaticani a Solidarnosc, e che il sindacato-partito cattolico voluto e sostenuto da Giovanni Paolo II a quel punto sfuggisse al controllo politico papale imboccando la strada dell’insurrezione. Anche la Loggia P2 – in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a maggioranza fautrice dell’Ostpolitik – approvava i finanziamenti “anticomunisti” a Solidarnosc. Al punto che persino una parte dei 7 milioni di dollari fatti affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 – tramite l’Ambrosiano – sul conto svizzero “Protezione” a beneficio del politico italiano Bettino Craxi, venne utilizzata per aiuti a Solidarnosc. Nel dicembre 1981 il finanziere Carlo De Benedetti, da pochi giorni vicepresidente e azionista dell’Ambrosiano (il 18 novembre aveva acquistato per 50 miliardi il 2 per cento del Banco), tentò di appurare con precisione quali rapporti legassero la banca di Calvi e la P2 alla banca del Papa, ma non ottenendo da Calvi alcuna risposta, pretese d’incontrare a Roma, per chiarimenti definitivi, monsignor Achille Silvestrini della Segreteria di Stato vaticana.

Il successivo 22 gennaio 1982 De Benedetti, sottoposto a pressioni e minacce, lasciò il Banco Ambrosiano cedendo la propria quota del 2 per cento allo stesso Calvi, per una somma che procurerà al finanziere l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta e una vicenda giudiziaria lunga e tortuosa conclusasi con l’assoluzione. Con il divenire dello scandalo IOR-Calvi-Ambrosiano, la figura di Marcinkus si faceva sempre più ingombrante per la fazione massonico-curiale, proprio mentre il potere del presidente della banca papale, nominato anche governatore dello Stato vaticano, era aumentato a dismisura. Il cardinale Casaroli intendeva recidere i legami IOR-Ambrosiano mediante una trattativa diplomatica e una transazione finanziaria; monsignor Marcinkus era assolutamente contrario a una simile eventualità, ritenendo che la Santa Sede dovesse limitarsi a negare qualunque responsabilità dello IOR nell’imminente bancarotta dell’Ambrosiano.

Gli echi del contrasto Casaroli-Marcinkus finiranno nelle memorie del massone Francesco Pazienza. L’agente-collaboratore del servizio segreto militare italiano racconterà di essere stato mandato in Vaticano dal capo del Sismi, il generale massone della P2 Giuseppe Santovito, su richiesta della Segreteria di Stato vaticana, per incontrare il braccio destro del cardinale Casaroli, monsignor Pier Luigi Celata, il quale pretendeva la rimozione di Marcinkus dallo IOR, anche per attenuare il potere politico dello stesso Wojtyla sulla curia vaticana. Wojtyla, fin dalle sue prime mosse, dal punto di vista “politico” aveva lasciato intuire, contro la linea diplomatica di Casaroli, che il Vaticano sarebbe andato nella direzione di una linea dura, di scontro frontale con Mosca e i Paesi satelliti. Quando Pazienza lascia il Sismi per diventare consulente personale di Calvi, su richiesta di quest’ultimo, il motivo di questa collaborazione era il tentativo di coinvolgere l’Opus Dei nell’azionariato del Banco Ambrosiano, facendo pervenire al cardinale Palazzini proposte, documenti e “confidenze” sulle connessioni segrete fra lo IOR e l’Ambrosiano.

In pratica, Calvi proponeva alla fazione opusiana di estromettere monsignor Marcinkus dalla presidenza dello IOR, di affidare la banca papale a un fiduciario dell’Opus Dei, e di far rilevare dallo IOR una quota societaria del 10 per cento del Banco Ambrosiano per 1.200 milioni di dollari. A febbraio del 1982 il cardinale Palazzini diede risposta negativa. Il cardinale Casaroli, interessato a impedire che l’Opus Dei, così ostile ai sovietici e tanto amica dei polacchi di Solidarnosc, non voleva ch’essa mettesse le mani sullo IOR-Banco Ambrosiano. Il Papa la pensava come il cardinale Palazzini, però non voleva problemi con il suo segretario di Stato e men che meno con la fazione massonico-curiale. Il 30 maggio Roberto Calvi rivolse un estremo appello al cardinale Palazzini perché lo si facesse uscire da una situazione che lo portava alla bancarotta, chiedendo di poter parlare con Wojtyla. Così

Calvi scrisse a papa Wojtyla il 5 giugno 1982: “Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…“ (citato in Ferruccio Pinotti, Poteri forti, Bur, 2005).

Calvi si riferiva ai finanziamenti di alcuni regimi fascisti (Pinochet, Somoza…) e al fatto che aveva contribuito enormemente a distruggere la linea dell’Ostpolitik dell’ala di Casaroli. Wojtyla il 6 giugno s’incontra invece con Reagan per stabilire ulteriori aiuti al sindacato Solidarnosc, i cui leader erano in carcere. Monsignor Marcinkus si occupa di convogliare al sindacato clandestino anche i finanziamenti Usa, che si appaiavano ai fondi IOR-Ambrosiano. Dell’accordo Wojtyla-Reagan vennero tenuti all’oscuro sia la Segreteria di Stato vaticana, sia il Dipartimento di Stato americano.

Il 12 giugno 1982 Roberto Calvi lascio l’Italia. Quarantotto ore dopo monsignor Marcinkus firmò una lettera di dimissioni dal Consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau. Il 16 giugno il direttore generale dell’Ambrosiano, Roberto Rosone, si recò in Vaticano, presso la sede dello IOR, avendo saputo che il Banco Ambrosiano Andino aveva elargito grossi finanziamenti allo IOR, ovvero a società ad esso facenti capo e che erano stati garantiti con una serie di pacchetti azionari di ottima immagine, tra cui il 10 per cento circa di azioni del Banco Ambrosiano (circa 5 milioni e 300 mila azioni). Il credito complessivo del Banco Andino si aggirava su un miliardo e 300 milioni circa di dollari Usa. Calvi era convinto di aver trovato finalmente un aiuto concreto.

I responsabili dello IOR erano favorevoli a fare una sorta di transazione, ossia a restituire il puro capitale, senza interesse alcuno. Ma il 17 giugno le autorità monetarie italiane deliberarono la liquidazione coatta del Banco Ambrosiano, che crolla in borsa. Calvi intanto riceve una lettera da Licio Gelli, il capo della P2, che gli conferma che Finetti e Seigenthaler, indicati come cassieri romani dell’Opus Dei, si stavano occupando di salvare l’Ambrosiano dalla bancarotta. Calvi si era recato a Londra per ottenere un pacchetto finanziario di salvataggio proveniente dall’Opus Dei (che proprio in quella città aveva il suo quartier generale), ma l’Opus Dei, in cambio dell’aiuto, chiedeva precisi poteri politici in Vaticano, ad esempio nella determinazione della strategia verso i Paesi comunisti e del Terzo mondo.

La fazione massonico-curiale di Casaroli, appoggiata da Andreotti, era contraria. Calvi venne trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi, in una zona di Londra la cui polizia dipendeva dal duca di Kent, capo della massoneria mondiale. Successivamente il pentito della mafia siculo-americana, F. Marino Mannoia, dirà che a strangolare Calvi fu Di Carlo, su ordine di Pippo Calò. Verrà uccisa anche la sua segretaria personale. Il 27 novembre, cioè tre mesi dopo l’annuncio della decisione papale, la Congregazione per i vescovi ufficializza la erezione dell’Opus Dei a Prelatura personale del pontefice, la prima nella storia della Chiesa di Roma. Questi i fatti, a voi le dovute considerazioni

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