La verità sulla strage di Ustica

Ieri, 8 Aprile 2015, la Corte d’Appello che si occupa della strage di Ustica ha confermato che “Il Dc-9 venne abbattuto da un missile”. Il Dc-9 dell’Itavia, dunque, venne abbattuto da qualcosa che intersecò la sua rotta, uccidendo 81 persone.

Dopo 35 anni (sottolineo 35) si è arrivati a questa conclusione. Per sapere tutta la verità bisognerebbe interrogare quel traditore di Picconatore, che sacrificò la vita di 81 persone (senza contare tutti i testimoni morti), con il fine di coprire il vero padrone dello stato italiano: Israele.

BOLOGNA - INAUGURAZIONE MUSEO ALLA MEMORIA DELLA STRAGE DI USTICAAgli 81 morti ufficiali del disastro aereo provocato dal lancio di due missili, occorre aggiungere una ventina di morti, assassinati in seguito, perché sapevano troppo ed erano in procinto di vuotare il sacco.

Un lancio dell’agenzia Adnkronos del 23 febbraio 2013 segnala: «Uno dei piloti era un testimone di Ustica: riaperta l’inchiesta sull’aereo caduto nel ’92. Si indaga per omicidio sulla morte di Alessandro Marcucci e del collega Silvio Lorenzini, precipitati con il loro velivolo anti-incendio sulle Alpi Apuane il 2 febbraio 1992. Marcucci era un ex pilota dell’aeronautica militare coinvolto come testimone nell’inchiesta per la strage del Dc9 Itavia. Clamorosa riapertura dell’inchiesta sull’incidente aereo di Campo Cecina del 2 febbraio 1992, quando i piloti Alessandro Marcucci e Silvio Lorenzini persero la vita cadendo con il loro velivolo anti-incendio, sulle Alpi Apuane. Il pm di Massa, Vito Bertoni indagherà per omicidio contro ignoti. A riportare l’attenzione sul caso, chiedendo la riapertura delle indagini, era stata l’associazione antimafia ‘Rita Atria’, che aveva presentato un esposto. Alessandro Marcucci era un ex pilota dell’aeronautica militare coinvolto come testimone nell’inchiesta per la strage di Ustica. Secondo l’associazione antimafia, l’incidente non fu causato da una condotta di volo azzardata, come sostennero i tecnici della commissione di inchiesta, ma probabilmente da una bomba al fosforo piazzata nel cruscotto dell’aereo».



usticaChi cerca trova, dai segreti Nato a quelli Iaea, nonché all’omertà istituzionale. Non il 25 giugno, bensì due giorni dopo. Venerdi 27 giugno 1980, alle ore 19,35 il Dc9 Itavia, è pronto al decollo, ma improvvisamente giunge l’ordine al comandante Gatti di sospendere la partenza, quando già il velivolo aveva accumulato durante la giornata ben 93 minuti di ritardo. Alla sistematica distruzione delle prove messa in atto impunemente dal Sismi e dal Sios Aeronautica è sfuggito qualcosa, ancora oggi compromettente. Si tratta di un documento aeroportuale del “Guglielmo Marconi” che attesta questo ingiustificabile rinvio della partenza.

Stessa aerovia, ma altitudini sovrapposte. In sostanza, l’I-TIGI è stato allineato e ha fatto da copertura al velivolo francese partito da Marsiglia e diretto a Bagdad con 12,5 chilogrammi di uranio arricchito al 93 per cento, in previsione il 28 giugno dell’ispezione dell’International Atomic Energy Agency (condotta positivamente per conto dell’Iaea dal fisico Vladimir Kupryashkin): la carica fissile per avviare il programma nucleare iracheno, tanto inviso ad Israele, ed osteggiato dal premier Begin che aveva ordinato un’azione disperata pur di arrestare l’avanzata atomica di Saddam Hussein.

A livello ufficiale, esiste negli atti giudiziari un tracciato radar che certifica la presenza di questo aeroplano transalpino, anche se Civilavia non ha mai consegnato alla magistratura tricolore i piani di volo che hanno solcato lo Stivale durante tutta quella giornata. Comunque, non era previsto alcun transito di Gheddafi e chi ripete questa solfa propina balle a tutto spiano. Il Dc 9 Itavia – ripeto – fu usato come uno specchietto per le allodole, vale a dire fu sacrificato dal governo Cossiga. Chi in quel famigerato esecutivo ne era effettivamente al corrente? Soltanto il ministro Antonio Bisaglia, assassinato nel 1984 sapeva o aveva intuito qualcosa e ne aveva accenato in una tumultuosa riunione interministeriale il 5 agosto 1980? Oppure anche i ministri Lagorio e Colombo? Gli israeliani furono ingannati dal passaggio di questo aeroplano civile e sbagliarono bersaglio, nonostante la copertura militare assicurata loro dallo zio Sam (che perdura a tutt’oggi), mentre il cargo francese passava indenne. In Sila è caduto un caccia di Tel Aviv, fatto sparire in tutta fretta dai carabinieri locali e dall’esercito. Dopo, i soliti registi nell’ombra mandarono in onda la messinscena del Mig libico, però decollato dall’aeroporto dell’Ami di Pratica di Mare, come attesta un tracciato radar del Cram di Otranto (dove in seguito furono assassinati i marescialli dell’Ami, Parisi e Pagliara), e come sapeva l’ex pilota dell’Ami Sandro Marcucci, anch’egli assassinato unitamente ad un’altra ventina di testimoni scomodi.

I vertici delle forze armate hanno ubbidito agli ordini impartiti dal sistema politico, a loro volta palesemente eterodiretti dall’estero. Quanti governi tricolori dal 1980 tutelano questo segreto di Stati? Perché la magistratura italiana non mai indagato nella sfera politica governativa di Italia, Francia, Israele e Stati Uniti d’America?



 

ustica_Naldini e Nutarelli 2Il 17 ottobre 1990, il prefetto Vincenzo Parisi, capo della polizia, nel corso della sua audizione dinanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, dichiara testualmente:

«Quella telefonata porta la firma dell’intelligence che ha manovrato l’operazione di Ustica». Il 7 agosto 1984, a Bologna, si verbalizzano i nomi di alcuni presunti “neofascisti” in rapporti con i servizi segreti italiani, fra i quali quello di Marcello Soffiati. Qualche tempo dopo, Marco Affatigato, ordinovista e confidente della polizia nonché dei servizi segreti americani conferma la qualifica di informatore di Marcello Soffiati ed aggiunge che solo lui era a conoscenza del particolare riferito nella telefonata al “Corriere della sera” del 28 giugno 1980 dell’orologio Baume & Mercier che egli effettivamente portava al polso perché, qualche settimana prima della strage di Ustica, lo aveva incontrato a Nizza e proprio Soffiati glielo aveva chiesto in regalo ottenendone un rifiuto. risulta che per quella telefonata è stato indiziato di reato il colonnello Federigo Mannucci Benincasa, capo centro del Sismi di Firenze, poi evidentemente prosciolto perché il suo nome non figura fra quelli degli imputati rinviati a giudizio, ma la connessione con il gruppo veneto di Ordine nuovo non appare.

Il 5 agosto 1980, nel corso della riunione del Comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza il collegamento fra le due stragi è stabilito dal direttore del Sismi, generale Giuseppe Santovito, e dal ministro degli Esteri, Emilio Colombo, che privilegiano una “pista libica”, mentre Antonio Bisaglia, afferma che «il massacro alla stazione ferroviaria di Bologna era da riconnettersi alla strage di Ustica con intenti di depistaggio».

Antonio Bisaglia morirà annegato per cause mai accertate nel mar Ligure il 24 giugno 1984: il suo corpo non è mai stato sottoposto ad autopsia. Otto anni più tardi, il 17 agosto 1992 verrà rinvenuto nel lago di Domegge in Cadore, il cadavere del fratello Mario Bisaglia, sacerdote, che mai si era rassegnato a considerare la morte del congiunto una tragica fatalità. Tutte, ma proprio tutti gli atti parlamentari (interrogazioni e interpellanze) sul caso non hanno mai avuto risposta dal governo italiano. Perché mai?

Il movente? Le prove che ho raccolto sono inequivocabili, ma sono state eluse anche dal giudice istruttore Rosario Priore, il quale è caduto in numerose contraddizioni anche nella sentenza ordinanza del 31 agosto 1999, approdata d un nulla di fatto, poiché i mandanti e gli esecutori materiali non sono mai stati sfiorati.

Ramstein06Tra l’altro, Priore ripete da qualche tempo in libri e interviste pubbliche, che i piloti dell’AMI, Naldini e Nutarelli, assassinati nel sabotaggio di Ramstein in Germania nell’agosto del 1988, durante l’esibizione delle frecce tricolori, li avrebbe dovuti interrogare una settimana dopo.

Nel suo libro Intrigo internazionale (Chiare lettere), Priore riferendosi agli ufficiali Naldini e Nutarelli, a pagina 145 dichiara: «…io li avevo già chiamati a testimoniare ma, poco prima che potessi ascoltarli, morirono nell’incidente di Ramstein».


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Ma siamo solo dei complottari.

3 thoughts on “La verità sulla strage di Ustica

  1. Io non capisco il nodo principale della faccenda come la spegate voi: perchè i servizi italiani dovrebbero dare copertura un aereo che porta dell’uranio a Saddam andando contro al volere di Israele/US ?

  2. Semplicemente perchè anche l’Italia era coinvolta nell’accordo con l’Irak, volto a fornire tecnologia nucleare e materiale fissile in cambio di petrolio e dollari.
    Vedasi il coinvolgimento dell’Ansaldo Nucleare nell’addestramento di tecnici iracheni, e vedasi gli attentati di qualche settimana prima a responsabili di società coinvolte in tali attività, avvenuti a Roma.
    Tutto questo ovviamente era inammissibile per Israele, ovvero la possibilità che uno stato arabo si dotasse di tecnologia nucleare, anticamera della bomba atomica.
    Ecco il motivo dell’insabbiamento, il nostro caro governo dell’epoca era con le mani in pasta e, di piu’, probabile coautore dell’idea di usare il dc9 come specchietto per le allodole “stellate”.

  3. Questo perche’ come sempre l’Italia e’ uno stato del cavolo, con una politica estera mai chiara divisa tra interessi interni e USA/ISRAELE, cercando di fare i furbetti.
    Ma…tanto sono solo chiacchere che non risolvono nulla, ognuno si richiudera’ nel suo recinto e buonanotte suonatori.

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